La zona della produzione delle uve atte a produrre i vini a denominazione di origine controllata e garantita "Bardolino Superiore" comprende in tutto o in parte i territori dei comuni Bardolino, Garda, Lazise, Affi, Costermano, Cavaion, Torri del Benaco, Caprino, Rivoli Veronese, Pastrengo, Bussolengo, Sona, Sommacampagna, Castelnuovo, Peschiera, Valeggio.
Le viti del Bardolino si specchiano nel lago di Garda, un ambiente prealpino che ha i colori e i profumi del Mediterraneo. Il clima mite, l'esposizione al sole, l'equilibrio delle piogge e delle temperature, la varietà dei terreni (sabbiosi, ghiaiosi, argillosi), la passione e l'abilità dei produttori, rendono il Bardolino un vino particolarmente piacevole e apprezzato in ambito internazionale. Grazie al suo clima mite e per la bellezza delle sue colline, Bardolino fu sempre contesa da potenti feudatari e nobili famiglie. Fu abitata già in epoca preistorica con un insediamento palafittico, ma divenne un vero nucleo abitato solo in epoca romana. I Romani si insediarono sul suo territorio, innalzando ville ed altri edifici. Nel corso del medioevo, la cittadina divenne libero comune. Durante le invasioni barbariche fu fortificata, mentre si deve agli Scaligeri la ricostruzione del castello. Fu dominata da Venezia ed entrò a far parte del territorio italiano nel 1866. Ebbe una breve parentesi di Comune autonomo con Statuto nel XII sec., venduta al Comune di Verona nel 1193 ne seguì le sorti storiche fino ai nostri giorni.
La cittadina conserva un importante e raro esempio di architettura carolingia: la chiesa di San Zeno, risalente al IX sec. Interessanti per il visitatore anche la chiesa di San Pietro, con affreschi del XIII sec. e quella di San Giorgio, eremo dei padri Camaldolesi, che fu edificata tra il 1663 ed il 1673. Degni di nota, a Bardolino, anche il rinascimentale palazzo Firmo e le ville Canestrari e Bottagisio. Il suo caratteristico centro storico è racchiuso dai resti delle mura scaligere, con possenti torri, antiche chiese, parchi e ville d'epoca veneziana.
Bardolino è famosa anche per il suo vino rosso rubino o rosato nella versione Chiaretto, il famoso Bardolino da cui la festa dell'uva che si celebra ogni anno in ottobre.
Nella zona di produzione del vino Bardolino la vite viene coltivata fin dall'età del bronzo, come testimoniano alcuni semi ritrovati nelle palafitte di Peschiera, Lazise, Cisano e Pacengo. Il nome, sicuramente di origine germanica, potrebbe derivare, come vuole la leggenda, da Bardali, figlia del re Axuleto e nipote di Manto, fondatrice di Mantova e cantata dal poeta latino Virgilio e da Dante Alighieri nella Divina Commedia. Nel periodo medioevale la produzione del Bardolino fu continuata dai Monaci della Chiesa di San Colombano, che salvarono questo vino dalla sua scomparsa.
Fino al 1800, per produrre il Bardolino, era diffusa l'usanza di far fermentare il mosto in alcune cavità in zone impermeabili del terreno coperte da lastre di pietra.
Il 3 aprile 1926 venne costituito il primo Consorzio di difesa per il vino tipico Bardolino. L'attività di questo Consorzio, basata su un lacunoso decreto legge del 1924, fu alquanto limitata, poiché questa norma non rendeva obbligatoria l'appartenenza dei produttori al Consorzio e non stabiliva alcuna sanzione per coloro che incorressero in abusi nei riguardi del vino tutelato.
Nel 1937 a seguito di una legge modificatrice del decreto, i produttori veronesi diedero vita ad un unico Consorzio di difesa per la tutela dei vini pregiati veronesi, la cui delimitazione delle zone produttive fu oggetto nel 1939 di un attento e completo studio.
Il Consorzio di tutela vino Bardolino si è costituito per volontà dei produttori il 23 dicembre 1969 a seguito del riconoscimento della denominazione di origine controllata del vino Bardolino del 28 maggio 1968.
Il terreno delle colline moreniche della zona Gardesano-Veronese, zona del Bardolino DOC e DOCG, ha una particolare attitudine viticola.
Il clima dolce, dai miti inverni e dalle temperate estati, costituisce un determinante fattore nella positiva caratterizzazione delle uve e del vino che ne deriva.
La Denominazione di Origine Controllata e Garantita "Bardolino Superiore", anche con l'indicazione "Classico", si ottiene dalle uve Corvina Veronese (Cruina o Corvina) 35-65%, (è tuttavia ammesso nella misura massima del 10% la presenza della varietà Corvinone in sostituzione di una pari percentuale di Corvina, purché il Corvinone sia coinvolto in terreni ricchi di scheletro), Rondinella 10-40%, Molinara, Rossignola (Rossetta), Barbera, Sangiovese, Marzemino, Merlot, Cabernet Sauvignon da soli o congiuntamente per un massimo del 20% con limite massimo del 10% per singolo vitigno. Il numero minimo di ceppi per ettaro è di 3300.
La produzione massima di uva non deve essere superiore a 9 tonnellate per ettaro di vigneto in coltura specializzata, con una resa massima d'uva in vino del 70%. Le uve destinate alla vinificazione devono assicurare al vino a denominazione di origine controllata e garantita "Bardolino Superiore", una gradazione alcolica complessiva minima di 11,5% in vol. e abbia un periodo di affinamento di almeno 1 anno, a decorrere dal primo novembre dell'annata di produzione.
Le operazioni di vinificazione e di affinamento dei prodotti destinati ad essere designati con la specificazione aggiuntiva "Classico", devono essere effettuate all'interno della zona delimitata. Il "Bardolino Chiaretto" viene ottenuto con la vinificazione in "rosa" delle uve (con macerazione minima delle bucce); si ricava un vino rosato, dal profumo fruttato e dal gusto fresco e ammiccante, talora piacevolmente asprigno, straordinario quando la stagione scalda, con pietanze di pesce e molluschi. E' probabilmente il vino rosato italiano più prodotto. Il Chiaretto viene anche spumantizzato, in prevalenza con metodo Charmat ma c'è anche chi utilizza il prestigioso metodo Classico. I vini a denominazione di origine controllata e garantita "Bardolino Superiore", all'atto dell'immissione del consumo, devono rispondere alle seguenti caratteristiche: colore rosso rubino chiaro a volte cerasuolo, tendente al granato con l'invecchiamento oppure al rosa nel tipo Chiaretto; olfatto vinoso, caratteristico e delicato; sapore asciutto, sapido ed armonico con finale leggermente amarognolo. Il Bardolino si accompagna a minestre e a zuppe come quella "scaligera", a tagliatelle o a primi di risotto con funghi, fegatini o piselli. Ottimo se accompagnato al vitello glassato con contorno di funghi o a piatti a base di carne bianca. Vino di facile beva, è considerato per eccellenza il vino da "tutto pasto".
LA CORVINA VERONESE. Quando il rispetto per le peculiarità del luogo e dei suoi vitigni è maggiore della soggezione che si può avere per il trend di mercato, i vini della Valpolicella manifestano un tratto peculiare che balza agli occhi, anzi al naso e al gusto, fin dal primo sorso: un'inconfondibile nota di ciliegia, più o meno marcata, che spesso si fonde con quella della mandorla.
A dare questo tocco raffinato è soprattutto la Corvina, la "regina delle uve veronesi", come l'hanno definita alcuni autori. Vitigno vigoroso, fin troppo generoso e abbastanza resistente al freddo invernale, fiorisce verso fine aprile e matura a cavallo tra settembre e ottobre. Gli esperti gli riconoscono eccellenti qualità enologiche. Peccato che per manifestarle metta a dura prova la pazienza e la capacità del coltivatore: a dispetto della sua fama è infatti un'uva difficile, sensibile a malattie crittogamiche come peronospora, marciume acido e botrytis, esigete in fatto di clima (soffre l'umidità) e di terreni. Quelli che predilige sono ciottolosi e alluvionali, oppure collinari e ben ventilati.
Negli anni, per cercare di ovviare ad alcuni problemi ed esaltare le sue caratteristiche migliori, sono state selezionate alcune varietà clonali, che a seconda dei tipi di vitigno presi in considerazione (Corvina media, Cruina o Corvina grossa) possono presentarsi più o meno vigorosi, con grappoli più o meno piccoli, ricchi di zucchero e soprattutto resistenti a certe malattie. Se vinificata in purezza, la Corvina dà un vino di colore rosso rubino abbastanza intenso con riflessi violacei e profumi freschi, abbastanza corposo e dal sapore leggermente tannico acidulo.
LA MOLINARA. Ciò che un tempo dava serbevolezza al Valpolicella era in particolare l'uva Molinara, così chiamata per l'abbondante pruina che ricopre gli acini dei suoi grappoli, tanto da farli sembrare spolverati di farina.
Come vitigno ha una produzione abbondante e costante, è di buona vigoria ed è scarsamente attaccato da botrytis e marciume acido. In compenso tollera male il freddo e richiede terreni di mezza collina, asciutti, soleggiati e ventilati.
Il vino che si ricava da quest'uva presa in purezza è rosa pallido, abbastanza acido e alcolico insieme.
LA RONDINELLA. Anche la Rondinella è un vitigno autoctono, ma a differenza del precedente si adatta meglio ad ambienti e situazioni climatiche critiche. Il vino che si ricava è meno robusto di quello della Corvina, con un colore rubino meno intenso, un profumo floreale leggermente vinoso e un sapore asciutto. Come pianta offre un'ottima resistenza alla botrytis, al freddo e agli attacchi di molte malattie crittogamiche e d'insetti dannosi come acari, cicaline e tignole. Non soffre la siccità e si trova bene un po' su tutti i terreni.
IL CORVINONE. Al tradizionale terzetto di vitigni si è sempre accompagnata, sia pure in modo quasi 'clandestino', cioè mai dichiarato ufficialmente, anche una quarta uva, il Corvinone, per molto tempo ritenuta l'ennesima varietà della Corvina piuttosto che un vitigno a se stante. Per questo la sua iscrizione all'Albo ufficiale dei vitigni è un fatto recente.
In realtà, proprio negli ultimi anni il Corvinone ha trovato sempre più spazio e considerazione, tanto che molti produttori ritengono abbia qualità organolettiche superiori persino a quelle della Corvina, pur presentando problemi analoghi a quest'ultima.
Anche il Corvinone, infatti, è iperproduttivo se viene coltivato in pianura o nelle parti basse delle valli e, pur resistendo bene al freddo i sui acini piuttosto grossi e dalla buccia spessa sono facilmente attaccati dalla botrytis, anche se appaiono ideali per l'appassimento. I risultati migliori si hanno perciò nei vigneti di Corvinone piantati nelle zone più collinari e meno fertili, ben ventilate e con buona insolazione.
ALTRI VITIGNI AUTOCTONI D'INTERESSE. Tra gli altri vitigni utilizzato nella produzione del Bardolino citiamo la Rossignola, che è un'uva tardiva; fiorisce ad aprile ma matura solo verso la metà d'ottobre.
È una varietà tardiva infatti sia nel germogliamento che nella maturazione; molto vigorosa, con buona fertilità delle gemme.
Preferisce forme di allevamento espanse con potature lunghe e ricche.
Resiste al freddo e alla siccità ma è sensibile alle malattie. Il vino che se ne ricava ha sapore fresco, è dotato di buona acidità ed ha un colore rosso ciliegia.
Il Bardolino DOCG. Con decreto del 1° agosto 2001 è stata assegnata la Denominazione di Origine Controllata e Garantita al vino "Bardolino Superiore".
E' un importante riconoscimento per uno dei vini veronesi più noti e apprezzati, in assoluto il primo vino rosso veneto a raggiungere questo importante traguardo, premiando così l'originalità produttiva dell'ambiente gardesano e del suo entroterra.
Dietro alla millenaria vocazione viticola di questo territorio ci sono i controlli ed i suggerimenti del Consorzio di tutela e la serietà di aziende che operano con attenzione e rigore nel vigneto ed in cantina con un'accurata scelta delle varietà locali e con la ricerca enologica volta a conservare e a rivalutare le potenzialità insite nelle uve autoctone, affinché si trasferiscano al meglio nel vino.
Il risultato della felice combinazione di questi elementi dà origine ad un vino importante, in grado di soddisfare le aspettative dei consumatori, per le sue inimitabili caratteristiche di colore, di aromi e di gusto, esaltati dalla cultura del paesaggio del lago di Garda.
Il Novello. Il Bardolino imbottigliato entro il 31 dicembre dell'annata di produzione delle uve aventi le caratteristiche del disciplinare può designarsi "Novello", il primo in Italia di questo tipo che abbia avuto la DOC.
Le uve da cui si ottiene devono essere al 100% lavorate in macerazione carbonica.
Il vino che ne deriva manifesta un elegante e vivace colore rubino mediamente intenso, un odore spiccatamente fruttato, fragrante, che ricorda il lampone, la fragola e la marasca.
Il sapore, delicatamente vellutato, è fresco e sapido, armonico, appetibile e molto gradevole. Per queste sue specifiche qualità è ritenuto uno dei "novelli" più prestigiosi e rappresentativi dell'enologia italiana.
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